Il comparto della sterilizzazione
Gli aspetti correlati all’esposizione ad agenti biologici nonostante abbiano costituito sempre un tema di particolare importanza in ambito sanitario, sta assumendo negli ultimi anni un rilievo crescente a causa della comparsa di nuove modalità di infezione e per il “riemergere” di patologie infettive che si ritenevano sufficientemente controllate con le misure di prevenzione e terapie disponibili.
Va aggiunto, inoltre, che l’incremento di manovre sempre più sofisticate ha notevolmente migliorato i tempi e l’affidabilità delle diagnosi, ha reso possibile interventi anche complessi con tecniche e strumenti meno traumatici, ha consentito un notevole miglioramento rispetto al passato della prognosi di molte malattie ma ha nel contempo aperto nuove problematiche soprattutto per quel che riguarda la prevenzione rispetto al fenomeno delle infezioni.
Su questi presupposti, come si legge sulle principali pubblicazioni tecniche, nelle strutture sanitarie, dove è presente una concentrazione di soggetti infetti e materiali contaminati che determinano un’elevata frequenza di esposizione ad agenti biologici, oltre alle misure di pulizia e disinfezione, l’attività di sterilizzazione ed il suo avanzamento tecnologico e gestionale, è diventato un momento di prevenzione fondamentale e insostituibile nel controllo delle infezioni, e questo in modi particolare in ambito operatorio, che è anche il luogo dove si concentra maggiormente il fenomeno.
La riuscita di un intervento chirurgico dipende non soltanto dalle capacità professionali dell’equipe medica, ma anche dalla creazione e dal mantenimento di un ambiente operatorio asettico. Le misure di prevenzione delle infezioni delle ferite chirurgiche includono l’uso di strumentario ed attrezzature incontaminate. Pertanto, qualunque sia il sistema le considerazioni da fare riguardano sempre e comunque l’efficacia del processo di sterilizzazione, ovvero la « sterilità » del prodotto finale per l’utilizzatore (……).
La sterilizzazione rappresenta quindi uno dei principali fondamenti metodologici ed applicativi di prevenzione e controllo delle infezioni.
Sterilizzazione che nella lettera della norma si intende una condizione caratterizzata dall’assenza di forme di vita. Non essendo però possibile misurare questa condizione assoluta e, considerato che, qualsiasi sistema di sterilizzazione ha una capacità finita di distruggere microrganismi, si preferisce più ragionevolmente parlare di probabilità infinitesimali di sopravvivenza dei microrganismi.
Applicando questo criterio, si considera un prodotto sterile, quando la probabilità che un singolo microrganismo vitale sia presente e uguale o inferiore a 10‐6 cioè 0,000001. Il valore dato da questa probabilità (ossia che un dispositivo su un milione sterilizzati risultata ancora contaminato), è quello che generalmente viene definito come «grado di assicurazione di sterilità o livello di assicurazione di sterilità » (S.A.L.).
Entrando nel merito della pratica della sterilizzazione, in ambito ospedaliero le macro tipologie di dispositivi su cui si interviene sono quattro: tessili1 (biancheria piana e confezionata); strumentario chirurgico, materiali di medicazione, strumentario diagnostico.
In modo più dettagliato e coerente all’obiettivo della classificazione, il sistema Spaulding ‐ proposto nel 1972 ‐ che ha seguito un criterio di omogeneità rispetto al rischio di infezione correlato al loro uso, consente di identificare nell’ambito dello strumentario tre tipologie di dispositivi: strumenti critici, strumenti semi critici e strumenti non critici, di cui i primi due sono da ricondurre alla pratica della sterilizzazione.
Innovazione e sostenibilità - Ares2.0
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