Ingegneri per gli open data
I dati detenuti dalle Pubbliche Amministrazioni stanno acquisendo un’importanza sempre più crescente in tutti i paesi: grazie all’uso delle tecnologie info-telematiche, è possibile, infatti, oggi utilizzare i dati pubblici sia per rendere l’Amministrazione più trasparente ed erogare servizi ancor più efficienti sia per riutilizzarli in ambiti differenti da quelli per i quali sono stati raccolti, non solo per attività di studio, ricerca e informazione e controllo ma anche e sempre più per applicazioni commerciali e sociali.
In dati pubblici che in passato dovevano rimanere relegati nell’ambito dei procedimenti amministrativi per i quali erano stati formati oggi tendono così grazie alle tecnologie a divenire sempre più accessibili aperti e quindi conoscibili anche ad altri soggetti.
Questa dinamica conosciuta come Open Data descrive la prassi in base alla quale alcune tipologie di dati pubblici possono essere liberamente utilizzati, riutilizzati e redistribuiti, con la sola limitazione – al massimo – della richiesta di attribuzione dell’autore e della redistribuzione allo stesso modo (ossia senza che vengano effettuate modifiche).
L’apertura dei dati pubblici sta determinando, così, effetti importanti sulle amministrazioni pubbliche dei paesi avanzati producendo risparmi di tempo e semplificazione di processi ma sta producendo rilevanti impatti sull’economia complessiva: le stime internazionali segnalano vantaggi rilevanti con effetti ampiamente misurabili anche sul sistema economico-imprenditoriale per l’utilizzo di dati cartografici, dai sui trasporti, dati sui beni culturali, demografici, immobiliari, occupazionali e sociali per produrre applicazioni e servizi.
La Commissione Ue ha evidenziato grazie a uno studio commissionato nel 2011 un impatto economico dei dati pubblici (PSI – ovvero Public Service Information) che tra effetti diretti ed indiretti ha un valore nell’ordine di 140 miliardi di Euro annui.
Quasi tutte le informazioni pubbliche hanno, del resto, un valore intrinseco, che va oltre l’assolvimento dei compiti istituzionali dell’ente che le detiene. Anche quando la singola informazione ha un’utilità limitata, spesso la lettura in serie storica, la raccolta organizzata e la combinazione di più informazioni con fonti differenti consente di riattribuire un valore importante a quella informazione e generare un valore aggiunto notevole.
Così, ad esempio le informazioni geografiche sono alla base di cartine e mappe, le quali possono servire a fornire servizi online di ogni tipo; mentre i dati catastali possono servire a operatori immobiliari e istituti di credito o a provider informativi che vogliono fare incontrare la domanda e l’offerta di alloggi e per proporre soluzioni di finanziamento. O, ancora, i dati meteorologici possono essere utilizzati sia per servizi a valore aggiunto in tempo reale (ad esempio messaggi inviati sul cellulare dell’abbonato con previsioni selettive del tempo), sia per alimentare i siti meteo più tradizionali. Non è tutto perché anche i dati sui trasporti possono servire per alimentare servi di infomobilità ma anche per decidere strategie di marketing mirate
I dati sui bilanci delle imprese, aggregati sulla base di criteri statistici, territoriali o merceologici potrebbero offrire importanti informazioni di mercato per fare analisi della concorrenza e studi di scenario micro e macro economico di assoluta utilità per i policy makers o per qualunque soggetto debba realizzare strategia di investimento.
Discorso analogo per i dati demografici retributivi e reddituali.
I dati e le informazioni pubbliche se resi disponibili e fruibili possono trasformarsi in contenuti “attivatori” di nuove e, anche, imprevedibili filiere di attività e servizi digitali a valore aggiunto per i potenziali utenti costituiti da cittadini, imprese e altre amministrazioni.
Nel caso dei dati meteorologici pubblici, a parte le nuove modalità di fruire delle classiche previsioni con dispositivi mobili si possono sviluppare servizi specializzati, ad esempio per l’agricoltura o il turismo.
I costi per l’apertura dei dati e la loro condivisione (peraltro decisamente molto più contenuti rispetto alle grandi infrastrutture e servizi on line del passato) facendo da volano a servizi a valore aggiunto sono in grado di generare un introito fiscale sicuramente maggiore rispetto anche a tariffe finalizzate a fare cassa . Gli studi Ue su questo fronte hanno evidenziato che la base tariffaria ottimale è attorno al costo marginale e quindi al costo davvero per il servizio di distribuzione su supporto o per il semplice invio dei dati.
L’elenco dei giacimenti informativi a disposizione della PA è davvero ampio ma è l’insieme degli utilizzi, delle applicazioni, dei software e delle modalità di fruizione, di produzione di contenuti derivati che appare davvero sconfinato.
La tabella che segue offre in sintesi una chiara indicazione della ricchezza di set informativi di cui le Pa e lo stato dispongono, evidenziando quelli che si caratterizzano per un pieno riuso (PSI) sul mercato, da quelli definiti come Public Service Content(PSC)che possono essere messi a valore anche per raggiungere obiettivi di inclusione sociale, obiettivi educativi, di istruzione e formazione eper promuovere modalità di cittadinanza attiva, fermo restando che anche questa distinzione appare ogni giorno sempre più labile dal momento che anche nel caso di servizi di tipo commerciale i provider di contenuti e servizi informativi tendono comunque ad ampliare il corredo di data set da mettere a disposizione dell’utenza comprendendo anche quelle informazioni di carattere culturale, educativo scientifico, ma anche legale o politico.
E’ del tutto evidente che i metadati relativi a musei e archivi locali, o le immagini delle opere disponibili, o ancora gli archivi delle Tv pubbliche ecc. possono alimentare e arricchire i servizi e gli applicativi vari finalizzati a promuovere l’offerta turistica-culturaleoltre che necessariamente alimentare i percorsi educativi e di conoscenzaaperta per tutti i cittadini.
Innovazione e sostenibilità - Ares2.0
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