L’industria del falso
Tra i temi di maggiore attualità la protezione della proprietà intellettuale e la lotta alla contraffazione risultano di particolare urgenza per le economie di tutti i paesi industrializzati.
Ma è errato ritenere la contraffazione un fenomeno recente. Nel 1440 fu Lorenzo Valla a smascherare quello che è certamente il più famoso falso della storia: la cosiddette “donazione di Costantino”, un documento contraffatto ed inventato (probabilmente da dei monaci) con il quale l’imperatore Costantino avrebbe messo nelle mani della chiesa di Roma il potere dell’Impero Romano.
La contraffazione e la pirateria stanno crescendo, negli ultimi tempi, vertiginosamente. Si tratta ormai di un fenomeno di ordine globale da cui nessun settore produttivo e nessun Paese è immune. Questo fenomeno di appropriazione illegale dei bene cio della notorietà altrui o del frutto degli investimenti dell’effettivo titolare di un diritto di proprietà intellettuale, causa perdite ingenti per un valore stimato in 600 miliardi di dollari l’anno.
I prodotti contraffatti sono sempre più simili agli originali e stanno conquistando una fetta sempre crescente di mercato tanto che nel 2007 l’incremento mondiale dei “falsi” è stato del 1850%3. Svariate, e tutte ugualmente gravi, le conseguenze anche per la collettività e lo Stato. La contraffazione e la pirateria scoraggiano l’innovazione e la creatività, disincentivano gli investimenti, erodono la competitività delle imprese, cancellano posti di lavoro sicuri incrementando il lavoro nero, minano la ducia dei consumatori nella qualità dei prodotti di marca mettendone a repentaglio la salute e la sicurezza, soprattutto nel caso di prodotti alimentari, prodotti farmaceutici e giocattoli; da ultimo, privano di introiti scali gli stessi Stati.
Non da meno, sono ormai noti i rapporti che legano la contraffazione alla criminalità organizzata.
Si tratta di un fenomeno che danneggia l’economia, ma anche la società nel suo complesso. La contraffazione, infatti, alimenta una economia illegale – basata sul furto, sullo sfruttamento, sull’evasione scale e sul dispregio delle leggi. è un fenomeno che colpisce anche la salute e la sicurezza pubblica, rappresentando quindi qualcosa di molto più grave di un semplice fattore di disturbo dell’organizzazione economico-sociale.
Gli effetti negativi del fenomeno sono quindi molteplici e incidono su differenti interessi, pubblici e privati, economici e sociali.
La “contraffazione” provoca, un danno economico per le imprese connesso alle mancate vendite, alla riduzione del fatturato, alla perdita di immagine e di credibilità, alle rilevanti spese sostenute per la tutela dei diritti di privativa industriale a scapito degli investimenti e di iniziative produttive. Inoltre, la contraffazione determina un più generale danno al mercato, che soffre di una 3. Cfr Giovanni Kessler “Relazione annuale dell’Alto Commissario per la lotta alla contraffazione” Il sole 24 ore 11/03/2007 concorrenza sleale di chi, sfruttando illegalmente i risultati degli ingenti investimenti commerciali e di ricerca, può applicare prezzi anormalmente bassi e subisce una perdita di ducia degli operatori che diventano vittime di un fenomeno di scoraggiamento, mettendo in questo modo in pericolo l’attività di innovazione e di creazione.
La “contraffazione” provoca, un danno e/o un pericolo per il consumatore nale, connesso alla sicurezza intrinseca dei prodotti, specie in alcuni settori come quello farmaceutico (preparati contraffatti hanno cagionato la morte di pazienti), automobilistico (ricambi non originali hanno provocato incidenti mortali) ed alimentare (con intossicazioni di varia natura).
Emblematiche le parole di Dorothy Akunyili dell’Agenzia Nazionale incaricata del controllo di alimenti e farmaci in Nigeria ”I farmaci contraffatti rappresentano un rischio molto più importante di quello dell’Aids e della malaria messi assieme. in Nigeria, si stima che – no a al 2001 – almeno il 60- 70% dei medicinali disponibili era contraffatto. Oggi la quota è scesa al 35%”.
La contraffazione, determina inoltre un inganno ai danni dei consumatori in quanto viene svilita la funzione tipica del marchio che è quella di garantire l’origine commerciale dei prodotti (cosiddetta funzione distintiva).
Attraverso tale raggiro subisce detrimento anche una delle funzioni economiche del marchio, quale quella diretta a garantire la qualità dei prodotti a vantaggio dei consumatori, i quali ricollegano ad un dato segno distintivo un giudizio di apprezzamento qualitativo.
Se poi i prodotti contraffatti o piratati sono acquistati al di fuori dei legittimi canali commerciali sarà di solito impossibile per il consumatore accedere ai servizi post-vendita o bene ciare di alcuna forma di garanzia, né tanto meno potrà usufruire di rimedi efficaci in caso di danni causati dal prodotto acquistato.
I consumatori sono in de nitiva vittime più o meno consapevoli di tali fenomeni.
Ne consegue, che le disposizioni volte a contrastare la contraffazione riguardano, sia pur mediatamente, anche i consumatori, ed integrano le normative comunitarie esplicitamente dettate a tutela della salute, della sicurezza e degli interessi del consumatore.
Pertanto, una efficace lotta alla contraffazione ed alla pirateria non potrà che portare vantaggi anche ai consumatori, i quali, a loro volta, dovrebbero sviluppare un interesse personale volto ad impedire l’espandersi di tali fenomeni per loro stessi pregiudizievoli; evitando così danni di varia natura.
La “contraffazione” provoca, un danno sociale connesso allo sfruttamento di soggetti deboli (disoccupati o, prevalentemente, cittadini extracomunitari) assoldati attraverso un vero e proprio racket del lavoro nero, con evasioni contributive e senza coperture assicurative. Ma anche un danno connesso alla perdita di posti di lavoro: 270 mila è la stima, secondo INDICAM, dei posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni a livello mondiale, di cui 125 mila circa nella sola Unione europea;
La “contraffazione” provoca, inoltre un danno all’Erario pubblico attraverso l’evasione dell’I.V.A. e delle imposte sui redditi. La commercializzazione di prodotti contraffatti, appunto, avviene attraverso un circuito parallelo a quello convenzionale, in totale evasione delle imposte dirette e indirette.
Uno studio stima che nell’Unione europea le perdite scali ammontano a 7.5 miliardi di euro nel settore moda, 3 miliardi di euro nel settore dei profumi e dei cosmetici, 3,7 miliardi di euro nel settore dei giocattoli e degli articoli sportivi, 1,5 miliardi di euro nel settore dei prodotti farmaceutici.
In ne, la contraffazione è spesso il canale di nanziamento di altrettanto pro cue attività delittuose (edilizia, droga, armi) da parte di organizzazioni malavitose. Infatti, solo una piccola parte dei guadagni rimane nelle tasche dell’ultimo anello della liera, rappresentata prevalentemente da cittadini extracomunitari. La maggior parte degli introiti, invece, nisce nelle mani dei sodalizi criminali organizzatori del grande traffico di beni contraffatti.
Per queste ragioni la contraffazione e la lotta alla pirateria sono diventate negli ultimi anni tematiche sse nell’agenda dei più importati incontri al Vertice, quali il G8, a dimostrazione di quanto esteso sia il fenomeno a livello mondiale e di quanto grande sia l’apprensione economica e sociale dei Governi verso di esso e l’urgenza di attuare contromisure di maggiore efficacia a livello internazionale.
Per l’Italia in particolare la lotta al fenomeno dilagante della contraffazione assume un’importanza strategica per la peculiarità dei prodotti tipici con marchio Made in Italy e la loro competitività sul mercato internazionale.
L’industria del falso e le misure di contrasto alla contraffazione nell’economia moda
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